Questo metodo, mediante Rosmini e specialmente Gioberti, diventò filosofico. Qui è la parte importante, ma insieme dannosa del movimento, - fare di un semplice espediente politico una veritá di filosofia. Credevano, formando questa base filosofica, mostrare che il sistema non solo era utile, ma ragionevole, vero, sí che non solo conciliasse gli uomini politici, ma anche l'opinione, o creasse un'opinione nuova nella quale potessero convenire principi e papa e liberali.
A tutt'i liberali e a Cesare Balbo piacque la teoria del Gioberti ed il Primato che dava appunto un aspetto filosofico a ciò che per essi era espediente politico. Bisogna vedere come Balbo parla di Gioberti, come lo considera piú grande dello stesso Platone. Ma Gioberti, scendendo nella pratica, metteva il primato papale insieme col primato italiano. Balbo s'insospettí. Si cominciava a vedere che, dirimpetto alle utopie repubblicane, nasceva un'utopia ultra cattolica, fondata sulla preminenza del papa come ai tempi di Gregorio VII, e nella preminenza d'Italia quale sede del papato. Parve a Cesare Balbo che, quand'anche non fosse chimera, era cosa troppo lontana, troppo fuori della vita ordinaria d'una generazione. E, rispettando la filosofia di Gioberti, persuadendo tutti ad accettare quelle idee, accettandole egli pel primo, volle tirare Gioberti dalle regioni astratte in cui s'era messo, nel campo del reale e del possibile. Ciò rivela l'ingegno politico.
L'importante per un popolo che aspira ad un'azione politica è fissare uno scopo non lontano ed unico, intorno al quale si conciliino tutte le sue forze.
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