Come scrivesse prima il d'Azeglio, ve lo mostrerņ col principio del suo scritto sulla Sagra di San Michele:
«Per lungo volger di secoli resse Italia lo scettro dell'universo. Unico avanzo dell'immenso potere rimangon oggi illustri memorie e poche ruine. Chiamarono queste e chiamano tuttora da ogni parte spettatori e curiosi, i figli de' barbari dalle aquile romane ricacciati tante volte nelle selve del settentrione».
Sentite la maniera oratoria e rettorica, idee e frasi di cui s'empie il capo a' giovani ne' collegi.
Massimo aveva dipinto un quadro la Disfida di Barletta, e studiando perciņ la storia, concepķ l'idea di scrivere un romanzo storico, il 1833, sei anni dopo la pubblicazione de'Promessi sposi e del Marco Visconti.
Manzoni vi dį una cornice storica, - spiegata, analizzata da lui interrompendo il racconto - entro la quale gitta il nocciolo vero del romanzo, le avventure di Renzo e Lucia; e ciņ con tale arte che l'interesse storico rimane in fondo e l'interesse estetico si concentra su questi due personaggi. Lo stesso fatto privato non č se non un mezzo artistico per incarnare quel mondo evangelico che l'autore vagheggia, purificato, ricondotto, a' suoi principii, penetrato di spirito democratico.
Il Marco Visconti ha anch'esso cornice storica: in Manzoni questa cornice č il secolo XVII, nel Marco Visconti č il 300. E vi troviamo tutti gli elementi comuni del 300, il torneo, i castelli, i menestrelli, quelle armi, quelle vesti, que' costumi, tutta l'aria e l'apparenza di quel secolo.
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