Nel dramma del poeta francese, Marion Delorme ricade per l'amore appunto che porta a Didier, qui la cortigiana rigenerata sale a poco a poco in altissime regioni e muore come una santa.
Che magnifico soggetto se Massimo d'Azeglio lo pigliasse sul serio e cercasse cavare tutte le corde che giacciono in fondo al cuore umano. Ricordate Marion quando va nel carcere ov'è chiuso l'amante, quando è baciata da quel giudice carnefice; ricordate quanti dolori, quanti strazi. Qui tutta questa parte, cosí interessante è appena accennata. La situazione principale - la cortigiana purificata - è appena narrata. Quella donna per avere uno sguardo di Lamberto, il quale deve sposare Laudomia, si offre a tutto, si sacrifica, combatte accanto a lui e riceve un colpo di spada che gli era destinato, e dopo tanto soffrire torna a Firenze; - tutto questo è appena indicato. E quando Laudomia e Lamberto, inteneriti, la tengono in casa come amica, quando c'è a ritrarre una situazione interessantissima, la lotta fra l'amica che non può tradire Laudomia e l'amante appassionata, pare che Massimo d'Azeglio non s'accorga di questa collisione.
Niccolò de' Lapi col Vangelo in mano combatte il papa, l'imperatore, i Medici, tipo di patriota e di repubblicano. Lamberto è ciò che di piú puro, di piú nobile, di piú grande può concepire un poeta volendo idealizzare un uomo, è tutto perfezioni come Ettore Fieramosca. Quelle donne, Lisa, Laudomia, sono ideali, concepiti con quella perfezione classica che nel 500 si dava a' modelli della pittura.
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