Per guadagnare i partiti avversi non si ha da opporre passioni a passioni: bisogna sempre considerare che fra quelli sono alcuni esaltati, ardenti per passione e per convinzione, i quali non si lasciano guadagnare, ed altri molti, gente di buona fede, che ci sta con buone intenzioni, senza nutrire quelle passioni, sorridendo spesso in aria d'incredulitá alle vostre frasi esagerate e rettoriche. Se si vuole non combattere ma tirar dalla sua gli avversarii, è d'uopo rivolgersi non agli esaltati, ma a quelli di buona fede ed alla grande moltitudine degl'indifferenti, la quale vuol vivere comodamente, non si briga di politica, eppure ne' momenti decisivi col suo peso passivo fa traboccare la bilancia.
Capite perché poi i partiti finiscano col non essere piú il paese e perché dopo un certo tempo c'è bisogno di rinsanguarli, facendovi penetrare appunto il paese. Essi nella lotta concepiscono antipatie, odii, passioni ardenti alimentate da sforzi e da contrasti: a forza di combattere gli ostacoli perdono la pazienza, alzano il tono, esagerano le idee: giunge il momento che si comprendono essi nella lotta, ma il paese rimane estraneo. Qui è la corruzione de' partiti.
Vedete ora quanto difficile era la situazione del d'Azeglio, avendo in capo quel programma. Voleva attirare preti e papa a compiere l'indipendenza, e doveva combattere il governo pretino; voleva unire tutte le forze attive della nazione, anche le forze rivoluzionarie, e doveva combattere le sette e tutti quelli che credevano nella rivoluzione.
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Azeglio
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