Ma quanta differenza! Cesare Balbo lo vedete sempre in cipiglio, in guanti, severo, con aria aristocratica, attaccando tutti senza alcun riguardo, parlando dall'alto come un oracolo, dettando sentenze in forma piú dottrinaria che persuasiva. Perciò il suo libro non si può spesso leggere senza interruzione, e letto tutto lascia un senso di cosa pesante. D'Azeglio anche aristocratico, è però artista, si trova bene ne' saloni dorati e ne' miseri alberghi della campagna romana, è eguale co' nobili e con gli albergatori, pratica con eguale indifferenza con donne dell'una e dell'altra classe. Era in lui un fondo che oggi diremmo democratico, che traspare nel libro ove, messe da parte sentenze e dottrine, parla alla buona, usando lingua vicina alla parlata, scrivendo svelto e vivace come era lui di carattere, con tanto spirito da far dimenticare la superficialitá delle idee e quel che d'abborracciato è nella forma: vi dá il diletto che provate viaggiando con un buon compagno.
Il libro esercitò grande influenza su' destini d'Italia. Intanto, gli avvenimenti incalzavano, saliva al trono papale Pio IX, e d'Azeglio, si trovò nella necessitá di applicare il suo programma. La parte positiva del libro fu sviluppata poi in uno scritto pubblicato quando Pio IX era giá papa, nel Programma nazionale, anche molto notevole. Le idee di Balbo, di Gioberti, di Rosmini vi sono condensate in forma vivace, con l'aria meno di libro che di catechismo, destinato a girare e diffondere quelle idee.
Qual'è il fondo di questo programma, conchiusione del lavoro di tutta la scuola?
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