In que' giorni a Pavia gli studenti accompagnavano un compagno alla tomba. Due uffiziali s'introdussero tra le file fumando per provocare; i giovani avevano la consegna di star tranquilli; ma in certi momenti non si può tenere le mani; gli uffiziali furono malconci, accorse la truppa, l'Universitá fu chiusa.
In quei momenti d'Azeglio si mette nella nuova atmosfera, scrive il famoso libro pei Lutti di Lombardia. Quello sui casi di Romagna vi fa pensare a Cesare Balbo, questo a Mazzini, salvo lo stile piú efficace perché meno mistico, meno aereo, piú vivo, spigliato, popolare. Non è piú l'uomo moderato che consiglia moderazione, è il tribuno che mette legna al fuoco e dá nuovo impulso al movimento. Il sugo dello scritto - che fu letto allora da quanti potevano in Italia, ed esaltò molto gli spiriti - è ch'era bello il moto italiano, lode meritano i Bandiera, i Palermitani, i Bolognesi che han mostrato tanto valore, specialmente i Milanesi, che inermi han voluto fare la loro protesta e si son fatti assassinare. È la gloria del martirio a Milano come la lode del valore in altre parti d'Italia. D'Azeglio combatteva prima i mezzi violenti, mutata la situazione, glorifica i tentativi ch'erano contrarii al suo primo programma, la protesta finita nel sangue a Milano e a Pavia.
Questo libro rialzò d'Azeglio nell'opinione, mentre Gioberti scendeva. E quando l'Austria, perduta la pazienza, volle occupare Ferrara, quando si avvicinò quella guerra d'indipendenza ch'egli giá aveva collocata a tanta distanza, trovandosi fra i nobili romani a Bologna, scrisse la celebre lettera sulla difesa del territorio pontificio.
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