Quando si comprende l'avversario, il fuoco della passione si calma. Ed altro effetto di quelle idee nella scuola è, come dicevo, comprendere tutte le opinioni e cosí giungere alla tolleranza. Perciò alla forma letteraria piena di sarcasmi, d'ingiurie, d'invettive, d'ironia, scritta col pugnale, come fu detto delle tragedie di Alfieri, succede un'altra ispirata alla tolleranza. In luogo di attaccare l'avversario, si cerca comprenderlo, si riconosce la legittimitá di tutte le opinioni, e nella lotta in nome della veritá, si allontana dall'animo l'ira e l'amarezza. Era moda gittar sarcasmi ed ingiurie alle opinioni che parevano contrarie alle proprie, oggi tutto ciò è divenuto di cattivo gusto; non si tollera piú un libello scritto al modo di quarant'anni fa contro i preti, il papa, i nobili, o contro i rossi, i democratici, i socialisti.
Né solo la tolleranza ha cambiato il carattere morale della forma letteraria; ma ancora una qualitá ignota al secolo XVIII, prodotta anch'essa dal movimento della coltura europea e diffusa in Italia. È la forza ch'io chiamo della mansuetudine, la forza dei partiti vinti. Mentre i vincitori trionfano, i vinti hanno quella grande forza per la resistenza. Nei seguaci degeneri della scuola essa diventa un non so che di femminile, diventa debolezza; ma guardatevi dal credere che mansuetudine sia debolezza. È una forza piú rara, piú difficile dell'energia e dell'indignazione, qualitá istintive, anelli che ci legano all'animalitá. Ma quella di cui parlo è il saper contenere quel primo istinto naturale violento, il sapersi possedere, il far prevalere l'elemento razionale, scostandosi dall'animale, avvicinandosi a quel che si chiama tipo umano, ch'è appunto il possesso tranquillo di sé, il predominio della parte razionale sugl'istinti e sui sensi.
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Alfieri Italia
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