- Il secolo XVIII aveva innanzi una societá fradicia: dominavano il clero e la nobiltá di accordo co' principi, salvo quelli che giá inclinavano ad un nuovo stato di cose. Nell'infuriare della lotta contro una societá che negava l'eguaglianza civile e di fatto, si credette poter sciogliere il problema con la forza, ed in pochi anni compiere opere che richiedono secoli. E mentre volevasi raggiungere la libertá concreta come eguaglianza, si misero da parte i mezzi naturali e si fece ricorso alla forza, sia che venisse dall'alto sia che venisse dal basso. Beccaria e Filangieri vogliono libertá ed eguaglianza; ma, come mezzi, fidano nelle riforme de' governi, quasi questi con leggi potessero trasformare la societá, e dalla disuguaglianza portarla alla giustizia.
Fallite le speranze ne' principi, si fece appello alla rivoluzione: la lotta, cominciata con l'azione de' governi riformatori, terminň con Robespierre e Saint-Just. Avete dunque la libertá come scopo, accettata da tutti gli spiriti eminenti; la libertá stessa negata come mezzo, e la convinzione di poter riuscire allo scopo per leggi di principi o per forza di popolo. Ve lo dirň con Robespierre: - per conquistare la libertá, bisogna sopprimere la libertá. - Quindi succedettero la Convenzione, la Dittatura e l'Impero. La Convenzione era la dittatura d'un popolo, l'Impero era la dittatura d'un solo: Napoleone a colpi di sciabola introduceva in Europa il codice francese, come la Convenzione a colpi di cannone aveva voluto introdurvi la libertá.
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