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      Egli ha tutte quelle idee, ha tutte le qualitá che v'ho indicate come proprie della scuola stessa; è sempre positivo, anche nella rappresentazione di elementi poetici, e la sua forma, il suo stile, la sua lingua sono quali ora vi ho detto.
      Lo trovate sempre collocato in mezzo agli elementi di fatto, anche quando idealizza e mira al trionfo d'un'idea astratta. Sdegna tutti gli artifizi e intende solo a rendere con precisione il suo pensiero; ed è popolare senza trivialitá.
      Queste qualitá non le vedete negli scrittori suoi seguaci. Gioberti è rettorico con magnificenza, Rosmini astratto ed arido, Cantú diluito, D'Azeglio troppo affettuoso e sentimentale.
      In alcuni seguaci è degenerazione, in altri progresso. La degenerazione è in Tommaso Grossi, in Carcano, e specialmente nella scuola napoletana, dove tutto quel complesso d'idee non è piú sentito, è ridotto a mero romanticismo, ad una nuova Arcadia: ultima fase di questa degenerazione è la Letteratura popolare di oggi. L'armonia ch'è in Manzoni si rompe: nasce una tendenza conservativa e reazionaria, rappresentata da Rosmini, da Cantú, da Tommaseo, ed una tendenza progressista; cioè quando il movimento sociale diventa piú vivace, e le cospirazioni si mutano in dimostrazioni ed in aperte ribellioni, e l'atmosfera si riscalda e si accende, - allora gli stessi seguaci di Manzoni fanno un passo verso i democratici. Due uomini eminenti segnano questo passaggio, Gioberti come filosofo, D'Azeglio come artista.
      Eccovi, brevemente riassunto, tutto il periodo letterario intorno al quale abbiamo lavorato.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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