Per l'altra scuola la storia è mezzo ad attuare e propagare le idee, perciò si fa appassionata e parziale; come si vede nell'Assedio di Firenze del Guerrazzi, e fino in alcuni romanzi di quelli che formarono il legame fra le due scuole, - fino nei romanzi di Massimo d'Azeglio.
Altra differenza è rispetto all'ideale. La scuola liberale, come letteratura, parte dal vero e rigetta l'ideale ch'essa considera astrazione metafisica, oppure lo accoglie collocandolo nella realtá e nella storia. I democratici non concepiscono una letteratura che abbia fondamento nel vero considerato a quel modo, nell'ideale misurato e limitato, anzi fanno dell'ideale il piedistallo della letteratura.
Guardando le cose in astratto, la scuola democratica è la ragione come dottrina. Cosa è quel vero dei liberali che cangia continuamente, secondo gli ostacoli, le occasioni, i tempi? Cos'è quel vero di oggi che sará falso domani? Non vedete, - essi dicono agli avversari, - che mettendovi in questa veritá relativa, scambiate i principii con l'opportunitá, saltate da un principio all'altro, e riuscite allo scetticismo ed all'indifferenza, i quali hanno ucciso la religione ed uccideranno la patria? Al contrario, ciò che importa di piú è riserbare alla politica le questioni di opportunitá, ed inoculare nel popolo almeno la fede nella nostra idea.
Da ciò vedete perché nascano lavori in cui l'ideale è avvolto nelle circostanze di fatto, e lavori in cui esso somiglia ad un credo; - vedete perché Mazzini, Saint-Simon, ecc. sieno non solo i fondatori di nuove societá, ma anche di nuove leggi e di nuove credenze.
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