[Roma, 11 e 12 febbraio 1874.]
III
GIUSEPPE MAZZINI
Terza lezione del prof. Francesco De Sanctis.
Mentre mi appresto a parlarvi di Giuseppe Mazzini, veggo innanzi a me due morti della vecchia generazione, Strauss e Michelet.
Strauss, come sapete, ha avuto influenza incontrastabile sul pensiero del secolo XIX, perché il suo spirito si è sviluppato col secolo, e lo trovate teologo al principio del movimento romantico e spiritualista europeo, poi umanista nella Vita di Gesú, e positivista nell'ultimo lavoro Son io cristiano?
Michelet è nome caro all'Italia per il grande amore che egli ha avuto per noi e perché in molti scritti ha esercitato il suo spirito sulle nostre condizioni, notevole specialmente quello su Vico del quale fu conseguenza il libro del Ferrari, e gli altri sulle rivoluzioni e sulla letteratura italiana. Questi nomi la nuova generazione li riterrá con rispetto nella memoria, e come esempi.
Ora vi dirò d'un altro morto recente, Giuseppe Mazzini.
Innanzi tutto trasportatevi con l'immaginazione in un periodo intermedio fra il 1821 ed il 1831, fra due rivoluzioni fallite. Lá troviamo i primi passi del giovane Mazzini. Ogni uomo che ha una vita da raccontare, cerca nella sua memoria una prima reminiscenza, una prima pagina in cui sembragli che si riveli la sua vocazione. Mazzini nel 1861, posto oramai fuori d'ogni ragionevole azione, pubblicò le sue opere a Milano, con brevi cenni biografici; in essi è una di siffatte prime reminiscenze, la quale vi spiega giá molte cose posteriori.
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