Il 21 ed il 31 sono due rivoluzioni non solo fallite, ma vergognosamente fallite. La Grecia insorse e meritò il soccorso dell'Europa, la Polonia insorse con tale eroismo che, cadendo, meritò le simpatie dell'Europa liberale. Nel 21 e nel 31 l'Italia cadde in modo da non meritare le simpatie di alcuno e da meritare il disprezzo di molti. Come ciò? Dunque in Italia c'è tanta codardia? Perché tante migliaia di uomini che volevano divorare cielo e terra, dileguarono al primo apparire degli austriaci? In Piemonte non c'è tanto coraggio da affrontare una volta sola i nemici?
E Mazzini esamina cosí il problema: queste insurrezioni sono state promosse dai liberali del 21, - da quelli che per lui giá erano la vecchia generazione. E chi erano costoro? Scendevano in linea retta dalla Rivoluzione francese, erano atei, materialisti, utilitari, machiavellisti, della scuola di Bentham; passati per tutti i regimi, a volta a volta repubblicani, imperialisti, murattisti, borbonici, avvezzi a transigere, a far compromessi, a navigare secondo il vento, a mutare secondo le occasioni. In quegli uomini dunque l'entusiasmo di fede e l'amore di patria, se non spento, era raffreddato. Come potevano essi poi destare entusiasmo e fede in chi non ne aveva? Che forza potevano aver sulle nuove generazioni essi, con la fibra fiacca, col carattere demolito?
Mazzini attribuiva i disastri alla direzione di quegli uomini, e si metteva addirittura in rotta con tutt'i vecchi liberali, dentro e fuori Italia.
Su qual fondamento volevano essi appoggiare la rivoluzione?
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