In Mazzini c'è il filosofo. Egli è certo pensatore, perché ha tutto un sistema intorno alle sorti dell'umanitá: come Condorcet, come Vico ed Herder ed Hegel, crede che la storia, al pari della natura, abbia le sue leggi e tenda al progresso. Basta questo a fare di lui un filosofo? Tutto ciò che ha in mente è risultato di un lavoro anteriore, ma non è una filosofia. Prima la filosofia tendeva ad affermare l'idea del progresso umano, oggi la filosofia o deve negare o trovare le leggi del progresso, dev'essere scienza della storia, come ha detto un mio amico ed egregio scrittore, Nicola Marselli; altrimenti si resta in un vago indefinito o metafisico. - Ora, studiando tutti gli scritti di Mazzini non trovate niente di serio, niente che possa farvi dire che in lui è un serio pensatore, un filosofo vero.
Mazzini è uomo politico. Cos'è l'uomo politico? È quello il quale ha una conoscenza adeguata dello stato di fatto in cui si trova un paese, e lasciando gl'ideali a' filosofi, sa trovare le idee concrete attuabili in quelle condizioni. Aveva egli una idea esatta dello stato reale del paese? Propose i mezzi piú convenienti, messo quello stato, a realizzare il suo programma di libertá ed unitá nazionale? Tutti risponderete: no. Le sue ultime discussioni ed amarezze furono naturali, perché si fabbricò un'Italia ideale e lavorando su quell'ideale s'ingannò nella scelta de' mezzi: poi se la pigliò col popolo italiano, ma la stessa amarezza mostra l'inefficacia di lui come uomo politico.
Nondimeno, per poco tempo egli ebbe in mano il potere, e specialmente nelle sue relazioni con il governo francese mostrò abilitá che nessuno supponeva in lui: regnum regnare docet.
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