Per lui Manzoni è la bandiera della libertá dell'arte, rappresenta la lotta contro il classicismo, rappresenta il romanticismo italiano; pure per dolcezza naturale e per il principio della rassegnazione religiosa, Manzoni sentiva una voce segreta che gli diceva: tu non sei nato alla lotta. Quindi si contentò di segnare le linee di una nuova letteratura e non ebbe animo di andare innanzi a cavare le conseguenze di quelle premesse. Perciò Mazzini loda le tragedie per l'indirizzo generale e trova che in esse, i cori essendo lirici, manca il dramma: con Manzoni non nasce il dramma in Italia. Naturalmente per la scuola è piú severo, e, riconoscendo che la rassegnazione, la preghiera, la dolcezza sono qualitá lodevoli di essa, la combatte come uomo politico e come scrittore, perché sfibrata, non fondata sul diritto che ogni uomo ha di farsi valere.
Infine fa un'osservazione ch'è quasi il compendio di tutte le sue opinioni critiche intorno alla scuola manzoniana: - è curioso che mentre essa vuole la religione come unitá dei credenti, nel campo morale e letterario ha solo innanzi a sé l'individuo e l'educazione individuale come se cosí si potesse formare una nazione. Insomma, anche qui il peccato è l'individualismo.
E quale letteratura nuova egli sogna? Ricordate qual'è la rivoluzione ch'egli sogna, poiché in lui trovate sempre vicini il filosofo, l'uomo religioso, il politico, il letterato. Per combattere l'individualismo in politica fa sforzi per rialzare il principio di autoritá e, sprigionandolo dagl'individui, sieno papi, sieno imperatori, lo mette nel popolo, nell'umanitá; in qualche cosa di universale, ch'è come espressione di Dio.
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