I precursori di questa letteratura sono, secondo lui, Goethe, Byron - e ricordate che, quando Mazzini scriveva Monti era morto da poco e Manzoni non aveva acquistata ancora la sua grande importanza - e Vincenzo Monti. Li chiama precursori, non fondatori: precursori, perché in Goethe vede un carattere comprensivo che oltrepassa la patria tedesca, sí che come la Divina Commedia, il Faust appartiene a tutto il mondo: - perché Byron, per energia di espressione e libertá, oltrepassa la forma inglese - e infine perché Vincenzo Monti per ricchezza di armonie oltrepassa il circolo delle forme strettamente italiane. Precursori, non fondatori, perché in ognuno di essi Mazzini trova un ma. Goethe è grande, ma scettico, e Mazzini voleva fondare la nuova letteratura sulle sue dottrine comprese le religiose; Byron è terribile, pieno di passione, ma anche scettico e di piú disperato sino alla follia; Monti ha carattere di precursore - crede Mazzini - : per la sua melodia, ma in lui è disarmonia fra quanto pensa e quanto sa, e, naturalmente, essendoci sollevati a questa altezza, Monti deve andare in seconda linea.
E volendo mostrare come in questi tre giá si sente qualche cosa di europeo, analizza il Faust e senza difficoltá vi trova qualitá universali. Di Byron dice: quest'uomo, scettico tanto da far rizzare i capelli per lo spavento, alla fine sentí il vuoto della sua dottrina e andò a morire in Grecia per la civiltá europea; è giá cosmopolita, giá si stacca dalla disperazione e dall'incredulitá. Ma non ci è dunque ancora il fondatore della letteratura europea: dove sorgerá? Non in Francia, perché questa ha finito la sua missione con l'individualismo, e l'ultimo suo poeta è Victor Hugo.
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