Sono cose generali. Messe queste prime linee generali dobbiamo fare la pagina di ognuno, cioè vedere che cosa ognuno ha portato di suo, d'individuale, nella letteratura.
In mezzo alle idee comuni, alle qualitá generali della scuola democratica, che cosa ha messo di suo Mazzini?
Egli vede i fatti attraverso il prisma dei suoi concetti. Per spiegarmi ricorrerò ad un paragone, che piglierete non come adeguato a Mazzini, ma come piú efficace a farvi comprendere il mio concetto. Ricordate un uomo il quale era un celebre tabaccone, e mentre parlava tirava continuamente tabacco. Un giorno, stando in mezzo alla maggior concitazione d'un discorso interessante, ad un tratto, fra un'apostrofe ed una comparazione, cacciò la tabacchiera e pigliò il tabacco: era una di quelle stonature che tolgono l'effetto alle parole piú veementi. Qualcosa di simile vedete in Mazzini. Alcuni preconcetti sono cosí fissi nella sua mente, - e d'altra parte non sono dati fuori come idee, ma sempre vestiti di un abito dottrinario e filosofico - che quando vuol persuadere o concitare, si trova sempre in mezzo a quelle forme ripetute sempre allo stesso modo; sí che ne viene dissonanza e stanchezza.
Vi porterò l'esempio di un suo lavoro giovanile, perché sapete che piú un uomo va innanzi e sempre piú diventa simile ad un orologio e ripete sé stesso senza avvedersene, mentre al principio sono i momenti della creazione.
Egli stava a Marsiglia quando giá era avvenuta la rivoluzione del 1830 in Francia. In quel fervore di speranze e di timori, scrisse una lettera a Carlo Alberto, il famoso cospiratore del 21 del quale Berchet imprecava al tradimento, sperando che il principe ancora avesse potuto sentirlo.
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