[Roma, 1°, 2 e 3 marzo 1874.]
VI
GABRIELE ROSSETTI
Sesta lezione del prof. Francesco De Sanctis.
Vi ho presentato i lineamenti generali della scuola democratica, poi mi sono incontrato nel capo di essa, in Giuseppe Mazzini, e ve ne ho dato un concetto. Mi direte: - che regola avete seguita nel formarvi quel concetto? La stessa che seguii nell'abbozzarvi l'immagine di Manzoni e di tutti i suoi discepoli; - perché quando vedo innanzi a me un uomo che ha attirato l'attenzione dei contemporanei parlando e scrivendo, sono solito di spersonalizzarmi, se cosí posso dire, di purificarmi di tutte le correnti diverse contemporanee ed anche di tutte le mie opinioni e le mie predilezioni; mi volgo subito ad una regione superiore, la quale appartiene tutta alla scienza ed all'arte.
Quando mi concentro in me stesso ed adempio a questo santo ufficio di trovare il vero, - e specialmente quando ho l'onore di parlare a giovani generosi, soglio lasciare alla porta tutte le diverse credenze e tendenze mie; e con lo stesso diritto metto alla porta le credenze e le tendenze contemporanee, perché bisogna purificarsi per trovare il vero quale apparirá ai posteri. I giudizi formati sulle opinioni contemporanee sono caduchi, nascono e muoiono con quelle, - rimane solo ciò che è fondato sulla realtá. Essendoci elevati in regione cosí alta, non guardando alle correnti contrarie in mezzo alle quali si trova la memoria di questo o di quel grand'uomo, credo che dalla nostra analisi sia uscita l'immagine di Mazzini abbastanza grande, - e credo che volendo mettere sotto di lui un piedistallo contraddittorio, di concetti critici, filosofici, letterali appartenenti ad altre persone, se non altro si corre pericolo di rendere ridicolo l'oggetto del nostro amore e della nostra stima.
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