Dopo aver esaminato da presso l'uomo del 31, permettetemi di tornare un po' indietro ad esaminare quasi l'eco del 21. Mazzini ebbe dimora quasi stabile in Londra, e lá dovette spesso incontrare un vecchio carbonaro napoletano ch'egli poi imparò a stimare e che campava modestamente la vita insegnando l'italiano, ed era detto allora il Tirteo napoletano, - un avvanzo di quella vecchia generazione contro la quale Mazzini era allora indignato, ed alla quale avea contrapposta la nuova generazione, la Giovane Italia.
Intendete che parlo di Gabriele Rossetti; e di lui voglio ora presentarvi brevemente l'immagine, spogliandola appunto di tutt'i giudizi contemporanei, innalzandomi alla regione serena di cui vi ho detto.
Egli menò la gioventú in Napoli, dove fece i soliti studi. A sedici anni lo troviamo in Vasto, paese degli Abruzzi dove era nato: aveva giá fama di giovane colto e d'ingegno, improvvisava versi con facilitá, era chiamato nelle conversazioni. Quando sopravvenne l'epoca infausta e gloriosa del 99, quando la Santa Fede immerse Napoli in tanti orrori, che per contraccolpo si rinnovarono nelle province, vide innanzi a sé molte scene di misfatti. Rammentate le impressioni giovanili di Mazzini: le stesse ebbe Rossetti. Prima faceva versi mescolati di religione e di amori arcadici, e imitava Tasso e Metastasio, parlava di Filli e di Cloe, e compose anche canzonette sulla Messa e sulla Comunione, seguendo la via che Manzoni aveva aperta con gl'inni.
In Napoli, per campare la vita, si procurò a stento un posticino nel Museo, piú tardi fu governatore della Biblioteca e potè vivere con maggiore agiatezza.
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