Passerò rapidamente sulle sue vicende personali, perché importa solo quanto è necessario a farci conoscere il poeta.
Fioriva la Carboneria, alla quale si opponevano i Calderari. Giá supponete che anch'egli presto diventò carbonaro, e si attenne a que' simboli ed a quelle dottrine. Carbonaro era il principe ereditario di Napoli, che fu poi Francesco I, ed il principe di Carignano, che fu poi re Carlo Alberto. Come potevano essi trovarsi nella Carboneria? È questione di poca importanza: alcuni suppongono che i Carbonari fossero unitari, - la veritá è che allora si voleva innanzi a tutto l'indipendenza de' principi italiani dagli stranieri, opinione che si fece valere anche nel 48. Si voleva far rimanere l'Italia scompartita come si trovava, ma indipendente, e niente impediva che i principi lusingassero que' liberali penetrando nelle loro file. Dico questo per spiegarmi un rimprovero che fu rivolto a Rossetti. Le sue poesie religiose e liberali sono mescolate di molte lodi a' Borboni: egli poi se ne pentí amaramente:
Ah! di mia propria man gli struggerei,
Se non fosser diffusi in piú d'un loco.
Lodar quell'esempio ed incensarne il serto?
Secol di libertá, sprezzami, il merto.
Egli è per sé stesso piú severo di quel che noi non possiamo essere per la sua memoria: è evidente che in quelle condizioni i poeti dovevano inneggiare a principi da cui aspettavano la libertá.
Venne però il momento fatale. La costituzione fu proclamata sulle alture di Monteforte, capi Morelli e Silvati: successero la costituzione ed il Parlamento del 21, il quale accolse il fiore della coltura napoletana.
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