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      - E fin qui trovavasi per gran parte nel vero. Ma, suole avvenire che quando il cervello si ostina in una idea sola, questa diventa idea fissa e cade nel ridicolo.
      Rossetti carbonaro, avvezzo a trovarsi innanzi dei simboli, avendo studiato profondamente Dante e la Bibbia - suoi libri favoriti - imbevutosi delle figure e delle visioni che diciamo fare biblico, credè che Dante, la Bibbia, ed altri libri non dovevano essere interpretati secondo la lettera, e che quella lingua era una lingua d'una setta, dalla quale uscí poi la Carboneria. In un volume, comentando alcuni canti dell'Inferno, espose quest'opinione eccentrica, la quale parve abbastanza strana e suscitò un vespaio in Francia, in Inghilterra, in Italia. Ci furono altri libri, risposte, repliche, tutta una letteratura: fra gli altri, si uní a lui il francese Aroux. Secondo quelle interpretazioni, le Arpie, per esempio, sono i monaci domenicani, e con gli stessi sforzi coi quali alcuni tirano giú le etimologie, si mostrava che la lupa è la Chiesa e Lucifero il papa, e cosí di seguito: la Divina Commedia si trasformava tutta per opera d'uno spirito bizzarro. Non era cosa difficile.
      Torquato Tasso, dopo avere scritto la Gerusalemme liberata con tutta la sua spontaneitá, quando gli fu fatto notare la mancanza dell'allegoria, la quale era allora fondamento della poesia, inventò subito un'allegoria posticcia pel suo poema; e ce ne potevano essere infinite, perché cosí avviene quando si sta nel campo dell'arbitrio. Ancora un altro esempio curioso.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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