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      La forma è appunto qualcosa che ricorda l'Apocalissi, tutta visioni, fantasmi, simboli, immagini cavate sempre dalla luce, dalle tempeste, dai torrenti, - roba che uccide ogni naturalezza e semplicitá dell'esposizione. Una di quelle poesie è intitolata: Il regno di amore, - adveniat regnum tuum. È il regno sognato da tutti gli utopisti, da Campanella, da Moro, quale fu vagheggiato anche da Mazzini, il regno dell'uguaglianza e della giustizia. Se un poeta avesse veramente il senso vivo di questa concezione e la ponesse in riscontro con ciò ch'egli sente, che poesia calda ne verrebbe! Ma Rossetti che fa? Comincia dal presentarvi l'arcobaleno, poi il cielo in forma di volta, la terra come un altare sotto la protezione dell'iride ch'è la pace dopo la tempesta, e sull'altare l'ostia consacrata che significa la fratellanza degli uomini: a poco a poco, accanto all'ostia, si eleva una pianta che la ricopre della sua ombra, - la pianta del bene e del male, la quale era nel Paradiso terrestre. - Si trattava di rappresentare il sogno di tutt'i filosofi, di tutti gli scontenti della societá; ma che impressioni possono darvi questi simboli e queste immagini?
      A proposito della pianta, gli alberi forniscono a Rossetti le immagini piú favorite. Dopo l'eccidio di Cracovia, egli prende indignato la penna, e l'Austria gli si presenta come la pianta dove si annidava il serpente che tentò Èva:
     
      Questa pianta imbastarditaCh'è l'asil di bisce e corbi,
      Fia che ancor rimanga in vitaSe non dá che lazzi sorbi?


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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