È uno di quegli artifizi che fanno impressione sul volgo, perché sul volgo fa impressione tutto ciò che si coglie subito. Cosí questa poesia di Rossetti potete immaginare quale impressione dovette produrre, mentre, guardandola bene, è un artifizio di rime.
E volete vedere il fantastico? Ad un tratto si ferma e dice: e se Ferdinando si pentisse, e gli toccasse in premio il paradiso, avrei scomunicato un santo? La sua immaginazione va in paradiso, dove vede le ombre di Conforti, di Mario Pagano, di Cirillo che si presentano a Ferdinando e gli dicono: non temete, se siete pentito, vi perdoniamo: - e Silvati e Morelli, i primi uccisi al 21, si preparano ad abbracciarlo, e il poeta stesso esclama: ti perdono!
Ricordate in Manzoni quando padre Cristofaro chiede il pane del perdono, o quando, innanzi al letto di don Rodrigo dice a Renzo: perdona! Lá sentite davvero il perdono, ma qui il movimento della fantasia è tale che giunge al grottesco, sino a fare nuovo insulto a colui che si vuol perdonare. Si volge alla rimembranza delle cose accadute, e:
Ricorda co' tuoi morsi a quell'infameLe inique trame, - i violati patti,
Mille alle forche tratti,
Migliaia ai ceppi!, e mentre gliel ricordi,
Raddoppiagli l'inferno, e mordi, e mordi!
Notate ora nella improvvisa mutazione dell'ira al dubbio uno de' soliti movimenti della fantasia riscaldata che si rivela in esclamazioni ed apostrofi:
Ah no! Chi sa se nel fatal momentoQuel pentimento - non toccasse il fiero
(Lo spero almen, lo spero).
Quel che nato in un empio all'improvviso
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