Guadagna, anzi si ruba il paradiso!
Deh! se mai colassú siedi beato,
O coronato - traditor pentito,
Quel ben che ci hai rapitoRendi alla patria a cui squarciasti il seno:
Se sei nel ciel, merta di starvi almeno!
Una scomunica che finisce come vedete, non vi mostra se non il fantastico ed il bizzarro dell'ingegno eccentrico di Rossetti. E non si ferma qui, anzi, ve l'ho detto, egli stesso perdona. Voltosi a Ferdinando I, gli parla cosí:
Del mal che le facestiChiedi alla patria tua chiedi perdono.....
Se alcun de' figli suoi,
Come Scotti Pagan Cirillo Ciaia,
Se alcun di quegli eroi
(Né tutti li so dir, ché son migliaia),
Se alcun nel ciel ne vedi,
Prostrato innanzi a lui, baciagli i piedi.
Ma con qual fronte maiPresentarti a Caracciolo davante?
E sostener potraiUn guardo, un guardo sol di quel sembiante,
S'ei cadaver gelatoDall'onde emerse e ti gridò spietato?
No, pentito tiranno,
Temer non déi, se tu perdon domandi!
Tutti ti abbracceranno,
Che generose son l'anime grandi:
E ti dará pur essoInnanzi a Dio del suo perdon l'amplesso.
Fra tanti miei fratelliChe han le tue crudeltá quaggiú sofferte,
Con Silvati e Morelli,
Spero incontrarti un dí con braccia aperte;
E ti darò pur ioDel mio perdon l'amplesso in faccia a Dio.
Una volta entrati nel sentiero della rettorica, non ci si arresta piú, e dal nostro falso modo di concepire siamo costretti a bevere il calice fino alla feccia, a scendere fino all'ultima decadenza della letteratura italiana, fino al cavalier Marino ed all'abate Casti, i quali parvero grandi poeti accozzando insieme concetti strani ed antitesi.
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