Oh, che notte bruna bruna,
Senza stelle e senza luna!
Par che in tuono di lamentoGema il vento e gema il mar,
Quasi stesser l'aure e l'ondeGemebonde - a ragionar.
Salve, o ciel d'Italia bella;
Ride a te l'Idalia stella:
Ed a te la stella Idalia,
Suol d'Italia, ride ancor:
Al poter de' raggi suoiTutto in voi - respira amor.
Ma non basta a farmi invitoCiel sereno e suol fiorito:
Ahi! t'opprime, Italia mia,
Tirannia la piú crudel:
A che val, se vivi in duolo,
Verde suolo, azzurro ciel?
O Brittannia venturosa,
Di Nettun possente sposa.
Trista nebbia, è ver, t'ingombra,
Ma quest'ombra - orror non ha:
Sii di luce ancor piú privaPurch'io viva - in libertá.
Qui tutto il fantastico va via, sentite l'uomo commosso, e, se non trovate una situazione drammatica trovate pensieri delicati. C'è un neo, quella benedetta stella Idalia: in quel momento meglio della stella che nessuno ha l'onore di conoscere sarebbe stato un ricordo del sorriso del cielo italiano. Tolto questo, è una poesia uscita tutta d'un fiato e d'un pezzo dalla fantasia dell'autore in un momento di spontaneitá.
Conchiudendo: Rossetti non è fondatore né precursore di una nuova poesia, non è romantico, nemmeno appartiene alla nuova scuola classica: è l'ultima eco della letteratura della decadenza italiana, e di questa ha tutt'i caratteri, - il fantastico, il musicale, il rettorico; ciò spiega perché queste poesie dopo breve voga fra i contemporanei, sieno state dimenticate: solo un grande amore come il mio, può spingerci a trovare il segreto della genialitá di Rossetti attraverso tutto ciò che vi ha sovrapposto.
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