Rossetti ebbe lo stesso indirizzo, ma serbň le forme vecchie; colui che primo seppe anche creare forme poetiche appropriate al nuovo contenuto fu, come tutti sapete, Giovanni Berchet. Č superfluo dirvi l'impressione che egli produsse su' contemporanei: anche nelle donne l'entusiasmo giunse fino al delirio. Le sue poesie di nascosto correvano manoscritte e se le strappavano di mano l'un l'altro. Ricordo che ero giovane e giá insegnavo, ed ignoravo Berchet, quando un giorno incontrai Felice Barilla, il quale mi diede manoscritta la Clarina, parlandomi all'orecchio, tremando, cercando quasi di nascondersi alla luce. A Milano alcuni canti di Berchet li portň anche manoscritti un giovane che tornava dalla Svizzera. Egli produsse piú di tutti ammirazione ed entusiasmo. Vennero i critici: un letterato disse, fra l'altro, che Berchet scrive quasi a suono di chitarra, che i suoi versi sono negletti, e via di seguito. Ma la sua fama resterá soltanto fra i contemporanei, oppure č in lui qualche cosa che lo eternerá e lo tramanderá ai posteri come il creatore della lirica nuova, patriottica? Io sono di questa opinione, e come si fa di ogni uomo di una certa importanza, intendo studiarlo in tutti i suoi aspetti per darvene un concetto adeguato.
Innanzi tutto guardiamo all'ambiente. - Berchet nacque a Milano il 1783. Era figlio d'un negoziante il quale lo destinava al commercio e gli fece quindi imparare parecchie lingue. I primi suoi lavori sono traduzioni dall'inglese e dal tedesco, il Vicario di Wakefield di Goldsmith, qualche cosa di Schiller, il Bardo di Gray, ecc.
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