Sono consigli elevati e degni di essere ricordati, perché applicabili anche oggi a qualche parte d'Italia.
«Vincete l'avversitá collo studio, smettete una volta la boria di reputarvi i soli europei che abbiano occhi in testa; smettete la petulanza con cui vi sputate l'un l'altro in viso e per inezie da fanciulli; unitevi l'un l'altro co' vincoli di amorosa concordia fraterna, senza della quale voi sarete sempre nulli in tutto e per tutto. E poiché perspicacia d'intelletto non ve ne manca, solo che vogliate rifarvi delle male abitudini, lavorate, ve ne scongiuro, e lavorate da senno. Ma prima di tutto spogliatevi della stolida divozione per un solo idolo letterario. Leggete Omero, leggete Virgilio, che Dio ve ne benedica. Ma tributate e vigilie e incenso anche a tutti gli altri begli altari che i poeti in ogni tempo e in ogni luogo innalzarono alla natura. E quantunque a rischio di lasciare qualche dí nella dimenticanza e i volumi dell'antichitá e i volumi de' moderni, traetevi ad esaminare da vicino voi stessi, la natura, e lei imitate, lei sola davvero, e niente altro. Rendetevi coevi al secolo vostro e non ai secoli seppelliti: spacciatevi dalla nebbia che oggidí invocate sulla vostra dizione; spacciatevi dagli arcani sibillini, dalle vetuste liturgie, da tutte le veneri e da tutte le loro turpitudini; cavoli giá putridi non rifriggeteli. Fate di piacere al popolo vostro; investigate l'animo di lui; pascetelo di pensieri e non di vento. Credete voi forse che i lettori italiani non gustino altro che il sapore dell'idioma, e il lusso della verbositá? Badate che leggono libri stranieri, che si accostumano a pensare, e che delle fatuitá vanno ogni di piú divezzandosi.
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