Badate che i progressi intellettuali d'una parte di Europa finiranno col tirar dietro a sé anche il restante. E voi con tutta la vostra albagia, rimarrete lí soli soli, a far voi da autori insieme e da lettori. Insomma siate uomini e non cicale; e i vostri paesani vi benediranno, e lo straniero ripiglierá modestia, e parlerá di voi con l'antico rispetto.»
Ecco una di quelle tirate ed apostrofi come talvolta ne fa anche Machiavelli: in istile molto elevato, essa riassume tutto ciò che richiedevano i romantici di quei tempi.
Una volta stabiliti codesti criteri che sono, ripeto, alla base della letteratura moderna, Grisostomo risponde alla domanda del figlio: Che vi pare delle poesie di Bürger? Perché non le traducete? E saranno gustate in Italia come in Germania? Ed aggiunge alla risposta la traduzione in prosa delle due poesie.
Che cosa sono queste ch'egli chiama romanzi - oggi diremmo romanze - e che propone come modelli di nuova letteratura agli italiani? Sono antiche leggende germaniche che il poeta tedesco ricorda e narra.
In quel tempo parvero cosa nuova; ma, Dio mio!, gl'italiani ebbero anch'essi di tali leggende nel Medio evo. Ricordate la novella del carbonaio in Passavanti, ricordate la Divina Commedia, la quale, in fondo, è un complesso di leggende che Dante ha fatto rivivere. Naturalmente, la giovane letteratura moderna non ha fatto altro.
La prima romanza di Bürger è intitolata - Il cacciatore feroce - ed ha qualche somiglianza con una leggenda del Passavanti. Un conte con tutto il suo corteggio va a caccia: a destra ha un cavaliere, un altro a sinistra.
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