Quello che è a destra rappresenta il genio buono, quello che è a sinistra è il genio cattivo, e parla al conte il linguaggio delle sue passioni: egli infatti ascolta sempre i consigli che gli vengono da sinistra.
Comparisce una cerva: i cacciatori la inseguono, ed essa fugge, fugge, e per raggiungerla bisogna oltrepassare e devastare campi di biada, dove i poveri agricoltori hanno faticato tanto, bisogna dare addosso ad un pastore od al suo armento; e la povera bestia si precipita in un romitorio, ed anche i cacciatori vi si slanciano. Ad ognuno di questi ostacoli il conte si arresta, ed il buon genio lo consiglia a non procedere oltre, e l'altro gli grida sempre: Corri! L'eremita gli dice: Rimanti, rimanti, abbandona la traccia. Non profanare l'asilo di Dio. Il cavaliere a destra ammonisce il conte, il cavaliere a sinistra lo spinge, ed egli grida: Che Dio! Voglio proseguire la caccia, anche a dispetto di Dio. - Ha bestemmiato, ed ecco tosto il castigo: questo è il modo come finivano le antiche leggende. Ad un tratto il conte si ferma, il romitorio, l'eremita, i cacciatori, tutto sparisce: dá fiato alla cornetta e la cornetta non rende suono, vuol gridare e la sua voce non esce, sprona il cavallo ed il cavallo è immobile. Il buio lo circonda, ed ode un mugghiare come di marina lontana, una ciurma infernale lo attornia, un pugno nero gigantesco appare nell'aria, gli afferra la testa e la travolge, sí che fugge e fuggendo è condannato a vedere l'inferno che lo perseguita di giorno e di notte.
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Corri Rimanti Dio Che Dio Dio
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