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      Egli cacciava la cerva, l'inferno dá ora la caccia a lui; è la legge del taglione, come la si trova talvolta in Dante.
      L'altra ballata, piú celebre, contro la quale Monti scagliò i suoi strali poetici, è l'Eleonora. Eleonora aspetta il suo fidanzato che deve tornare dalla guerra. Tornano gli altri giovani, e le altre fanciulle godono ed esclamano: Ben venga! Ella non vede il suo amante, si straccia la chioma, si getta sul terreno, se la piglia con Dio: - Non ha misericordia Iddio! La madre la sgrida, ed ella nella piena del dolore, seguita ad imprecare. - Ed il paradiso! le dice la vecchia. - Ma Eleonora risponde: Che è mai la beatitudine eterna? Per me il paradiso è star sempre col mio Guglielmo. - Ad un tratto si ode un calpestio di cavallo, l'amante è venuto, ella lo invita a scendere, ma quegli risponde: No, non mi è dato fermarmi qui, vieni, ho preparato il letto nuziale, ma è cento miglia lontano, succingiti, spicca un salto e gettati in groppa al mio morello. - Eleonora dapprima tituba, poi si succinge e va con l'amante. Fa un bel chiaro di luna, e corrono e corrono, e l'amante ad ogni tratto, le dice: - I morti cavalcano in furia. E tu, mia cara, hai paura de' morti? - Ah no! ma lasciali in pace i morti. - Ed egli rinnova sempre la domanda. Giungono ad un cimitero, il cancello è chiuso, ma il cavaliere vi si avventa a briglia sciolta, e ad un colpo del suo scudiscio il cancello cede e si spalanca, ed essi si trovano in mezzo a' monumenti funebri. Ad un tratto il cavallo si ferma e mille larve ballano attorno la ridda infernale.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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