Queste false opinioni sono la parte fragile del romanticismo e, finita la lotta, hanno perduto ogni valore, ogni senso di veritá.
Mi domanderete: Che valore ha questa lettera? Passerá ai posteri, come, per esempio, i giudizi critici e storici di Manzoni che hanno conservato grande valore letterario, anche quando quelle questioni hanno perduto importanza? Ha essa un vero valore letterario assoluto?
Grisostomo fa la parte di un vecchio papá, non affetta alcuna conoscenza filosofica, di poetiche e di dottrine, anzi le abborre; è l'uomo di buon senso che ragiona col senso comune, con l'esperienza e disprezza le teorie e le astrazioni. Quindi c'è nella lettera un certo sapore che rende caro quel Grisostomo, perché niente vi è di piú pedantesco di chi vuol fare il pedante quando non può: era il caso di Berchet che allora non aveva conoscenze di filosofia, specialmente di filosofia tedesca. E poi c'è una qualitá che tante volte abbiam notata in Manzoni, una certa misura, per cui dice quello che crede vero, senza mischiarsi nelle passioni contemporanee, senza esagerare per spirito di contraddizione le sue opinioni, ed ammettendo anche qualche lato di ciò che dicono gli avversari. Sostiene per esempio, che la letteratura deve essere popolare, ma Petrarca che fu? Non poeta popolare, anzi il primo della letteratura parassita d'Italia. Dunque sputeremo addosso al Petrarca? E Parini? È pregno d'imitazione classica e non è popolare. - Ma Berchet non dice il perché di tutto questo, parla come sente e non si spiega quello che sente, e si affida al suo buon senso, che rende anche oggi interessante la lettera di Grisostomo.
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