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      Eleonora esclama: «Non è piú, non è piú; egli è perduto per sempre». Cosí fanno specialmente le donne: nella piena della passione un solo pensiero si ripete piú volte. È un ritornello, con ripetizioni di frasi, cui sempre si aggiunge una frase nuova con una nuova idea. Cosí: «Spegniti, luce mia, spegniti in perpetuo. Muori, muori sepolta nella notte e nell'orrore! No, non ha misericordia Iddio. Ahi me misera! misera!». Piú tardi: - «Spegniti, luce mia, spegniti in perpetuo. Muori, muori sepolta nella notte e nell'orrore! Senza di lui, né sulla terra né fuori della terra posso aver pace io mai». Sono due motivi simili che si vanno sviluppando gradatamente.
      Quando la giovane ebbe pronunziate le ultime parole, «si percosse il seno, si storse le mani, fino al tramonto del sole, fino all'apparire delle stelle auree per la volta del cielo». La parola è finita, comincia l'azione, il fatto non è che quella parola realizzata.
     
      «Quand'ecco trap trap trap un calpestio al di fuori come una zampa di destriero; e strepitante nell'armadura smontare agli scalini del verone un cavaliere. E tin tin tin, ecco sfrenarsi pian piano la campanella dell'uscio; e da traverso l'uscio venire queste distinte parole: - Su, su! Apri, o mia cara, apri. Dormi tu, amor mio, o sei desta? Che intenzioni sono ancora le tue verso di me? Piangi, o sei lieta?»
     
      In apparenza è il cavaliere che torna, ma è l'ombra sua. Notate con che rapiditá, con che movimento si va sempre innanzi da un punto all'altro, senza stagnazione, mercé quella forma diretta, senza frasche che servano di distrazione.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Iddio