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Poche linee: la sabbia che salta in aria con le scintille, l'aria rotta con violenza, ecco il motivo che trovate riprodotto ad ogni nuova fase della corsa, come un ritornello. Come si fa ora a particolareggiare questa corsa? Avete spesso notato che fuggendo velocemente pare che non vi moviate voi, ma quanto vi circonda. L'autore rappresenta questo fenomeno variando i luoghi per cui fa passare i due amanti.
«A destra e a sinistra deh! come fuggivano loro innanzi allo sguardo e pascoli e lande e paesi! Come sotto la pesta rintronavano i ponti! - E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! Arri! Arri! I morti cavalcano in furia. E tu mia cara, hai paura de' morti? - Ah no! ma lasciali in pace i morti.»
Questo è un altro ritornello che si ripresenta ad ogni accidente della corsa. A mezzanotte, secondo le antiche leggende compariscono le larve: il cavaliere le chiama,
«e obbedienti alla chiamata quelle correvano veloci, arri arri arri! lí lí, nelle peste del moresco. E va e va e va; salta salta salta; e l'aria sibilava rotta dal gran galoppare. Sbuffavano cavallo e cavaliere, e sparpagliavansi intorno sabbia e scintille.
Deh come fuggivano a destra, come a sinistra fuggivano e montagne e piante e siepi! Come fuggivano a sinistra, a destra, e ville e cittá e borghi!
- E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! Arri, arri, arri! I morti cavalcano in furia. E tu, mia cara, hai paura de' morti?»
Piú in lá incontrano le ombre de' condannati a morte, e non fuggono piú alberi e ville, ma cielo e stelle.
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