Per dirla in breve, è una forma vecchia dominata da un uomo nuovo e da una nuova poesia.
Qual'è la nuova idea che mostra il gran salto fatto dal poeta passando dalla scuola liberale alla scuola democratica, dalla scuola della rassegnazione e dell'ironia a quella della indignazione, da una scuola che vuole il limite ad un'altra che cerca l'infinito, quando esso abbia per base un sentimento vero? Il Profugo di Parga è Giovanni Berchet, è l'amore di patria spinto sino all'infinito, tanto che la patria diventa idolo ed esclude ogni altra passione. Ed è una patria di cui si parla non nell'ebbrezza del possesso, ma nell'angoscia della perdita, nel desiderio di riaverla, nel dolore d'esserne esiliato, e nel dolore, anche piú angoscioso, prodotto dalla compassione altrui, spesso dalla compassione degli stessi oppressori.
Tutti sapete il soggetto de' Profughi. Parga è venduta dagli inglesi ad Alí Pasciá: i pargalioti emigrano in massa a Corfú. Colá uno di essi il quale aveva con sé una greca, disperato, si getta nel mare, ed è salvato da un inglese. Le profferte di quest'ultimo, egli le respinge sdegnoso. I Profughi si compendiano nell'ultima scena, il resto è semplice preparazione.
C'è qualche cosa che in astratto pare gigantesca, ed anche ingiusta. Eppure sentite ch'è cosa viva, perché ei scrive, pensa e sente cosí. L'inglese dice all'esule, dopo averlo salvato: non sei misero tu solo, è anche misero chi appartiene ad una patria infamata. E poi:
Per l'ingiuria che entrambi ha percosso,
Or tu m'odi, o fratel di dolore!
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