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      L'han detta; - è suo figlio: - doman vergognatoAl cenno insolente, d'estranio soldato,
      Con l'aquila in fronte, vedrallo partir.
     
      È quello il momento dell'espansione; ma appunto allora l'anima si restringe come quella dell'esule:
     
      Fur l'ultime lagrimeChe il miser versò;
      Poi cupo nell'animaIl duol rinserrò.
     
      Sono tutti caratteri chiusi, e quando Berchet ha voluto toccare un po' l'effusione lirica, dare una parola alle sue creature, è caduto nell'artificioso e nel mediocre. L'italiana che ha sposato il tedesco, presentata con quel ritornello di non buona movenza
     
      Vile! un manto d'infamia hai tessuto,
      L'hai voluto, sul dosso ti sta, ecc.,
     
      è un carattere rettorico.
      Quale conseguenza poetica nasce da questa natura di genio malinconico e fantastico? Berchet ha fuggito il corrotto genere italiano che si chiama canzone, cioè ragionamenti e sentimenti acuti intessuti insieme, ad imitazione del Petrarca. Ha tentato accostarsi ai canti popolari, i quali non sono ragionamenti, ma situazioni semplici della vita rappresentata dalla fantasia del popolo, - il pescatore che va a cercare la bella, la ragazza che aspetta l'amante, un'altra ch'è sollecitata da un frustino, come dicono a Firenze, ecc. Egli ha voluto creare i canti popolari patriottici, incorniciandovi piccole situazioni, come lo straniero venuto a visitare l'Italia e fermato dal romito, Clarina sotto i pioppi, Giulia nel giorno della leva, Matilde sgomentata dal sogno di aver sposato un tedesco.
      Queste situazioni diventano drammatiche? No, appena spuntate si scolorano come rosa che non abbia acqua sufficiente a farle schiudere le foglie.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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