è la prima parte della strofa, che continua:
I suoi prenci l'han travolta,
L'han ricinta di perfidie,
L'han venduta allo stranier.
Cosí ancora:
Va' discendi, e le bandiereCerca ai prodi; cerca i lauri
Che all'Italia il pensier diè.
Ed ecco la risposta:
Son disciolte le sue schiere,
È compresso il labbro a' saviiStretto in ferri ai giusti il piè.
Son tutte movenze nuove. Talvolta una combinazione improvvisa ti agghiaccia:
Va' ti bea dei soli suoi,
Godi l'aure, spira vivideLe fraganze de' suoi fior;
Ma, che pro de' gaudi tuoi?
Non avrai con chi dividerli;
Il sospetto ha chiusi i cuor.
Gli ultimi due versi che sopraggiungono improvvisi sull'onda melodica antecedente, costituiscono nuova melodia.
Codesti sono i caratteri delle poesie di Berchet, fra cui la piú perfetta è il Romito, la meno perfetta il Rimorso. Si dice che il tempo è galantuomo; ma è anche briccone. A poco a poco rende ottusi ed abituali i sentimenti, e ciò che prima faceva grande impressione, come il sole, come la bandiera tricolore, diventa cosa comune. Berchet subito tacque. Piú tardi, dopo alcuni anni di silenzio, commosso dagli avvenimenti del 30, dié fuori l'inno. Perdé la fede negli italiani. Nelle Fantasie vedete la velleitá di ritrovare sé stesso, la velleitá di poter scuotere ancora gl'italiani: e poi viene l'ultimo canto, il canto del cigno, canto meraviglioso. È una nuova epoca, è una nuova poesia che merita studio speciale.
[Roma, 12, 13 e 14 aprile 1874.]
XI
GIOVANNI BERCHET
Undecima lezione del prof. Francesco De Sanctis.
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