Questo periodo di trasformazione vuol essere analizzato, perché vi dá la chiave di tutt'i mutamenti cui va soggetto un poeta, anche il Leopardi, per esempio. Se guardate un poeta attraverso vari anni della sua esistenza, in essi trovate alcunché di comune; ma, se badate bene, le sue poesie vi mostrano una piú o meno lenta evoluzione. Per darvene una idea, vi dirò che la piú terribile trasformatrice è la morte. Supponete la perdita d'una persona amata; - il vostro pensiero corre subito a Laura, a Beatrice, a tutte quelle creature poetiche che la morte ha suggellate col marchio indelebile della giovinezza. E studiate un po' che cosa avviene allora, psicologicamente. Dapprima, quando siete sotto il dolore della perdita, vi sta innanzi quella realtá con tutt'i particolari che piú tardi dimenticherete, ed essi, standovi presenti, sciolgono quel che il dolore ha di condensato al di dentro, e promuovono le lagrime. A lagrimare spinge, per esempio, il ricordo dell'ultima volta che vedeste l'amata persona, o del primo incontro, o degli applausi di cui fu festeggiata, e simili. Sono particolari storici i quali per sé non valgono niente e in quelle condizioni di animo sono tutto. Ed allora, in momenti siffatti, potreste profanare quella sacra realtá per farne qualcosa d'artistico? Potreste lavorarvi su con tranquillitá e serenitá?
Non ne avreste l'ardire. Ponete mente alla lirica di Dante, e vedete quanto differisca profondamente dalla Divina Commedia. Sí, dapprima c'è innanzi a lui una creatura reale:
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