E sorge un altro pensiero. - Eppure questa Italia, fu sí grande una volta! E qui si affacciano alla memoria Legnano e Costanza, e all'ultimo questi nomi improvvisamente se ne vanno, i fantasmi spariscono e resta il poeta, egli solo, egli protagonista in mezzo alla scena, e che tenendo a sé dirimpetto l'Italia contemporanea, si trasforma in satirico e piglia il flagello, oppresso dalle amarezze del disinganno, che fa gittar tante lagrime alla conchiusione.
.... quel che vide ei scrisse.
Ma quel che ancor l'ingenuoSoffre pensando ai sogni,
Sol cui la patria è un idoloIndovinar lo può.
Questa è la tela. Che v'è in fondo? Ricordate quel che vi dissi: - giudichereste male Berchet se vi formaste l'idea che egli fosse pieno di energia, di impeto. Al contrario le sue ispirazioni temporanee sono determinate da movimenti speciali. In sostanza è carattere chiuso, muto, come si rivela nel Trovatore, malinconicamente dolce e tenero. Nelle Fantasie lo vediamo spoglio anche dell'energia e dell'impeto di soldato combattente, dell'autore de' primi canti: ridivenuto qual era per natura, malinconico, concentrato e, nella sua concentrazione, diritto e semplice nell'ispirazione.
Vedete, per esempio, l'esule che mai non v'è comparso innanzi, sinora, senza imprecazioni e collera e minacce: qui è rassegnato, e rappresenta uno stato divenuto a lui abituale, un dolore senza speranze:
Sempre ha la patria in cor.
Gli è venuta la forza di analizzare e rappresentare tutte le sue impressioni, e di descrivere ciò che lo circonda:
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