È la scena della corruttela italiana rappresentata nudamente, presa dal vero e che produce la piú viva impressione senza che niente vi riveli ciò che pensa o senta il poeta: il quale è nascosto, pare indifferente, narra solo, e, narrando, vi empie di orrore per quell'uomo corrotto, che conchiude:
Poggiato a un candidoSen, non m'assalgano
Nenie per l'italoDefunto onor.
Ma baci fervidi,
Lepide insidie,
Deliri, anelitiE baci ancor.
L'altro brano di cui vi dicevo è alla fine, quando il poeta è solo, quando sono sparite le creature dell'immaginazione. È lui che sogna, è lui che vede, ed allora vengono le trafitture nel suo cuore, prodotte da tutte quelle viste. S'era creata un'Italia cosí diversa nella sua immaginazione, aveva lasciato una Milano cosí diversa! Allora la rappresentazione esterna è accompagnata da epiteti e riflessioni e paragoni che danno rilievo a quelle immagini, e non esprimono piú uno stato indeterminato di malinconia, ma il soffrire acuto di chi guarda.
E quel che vide ei scrisse.
Non vi so dire come stupendamente sieno scelti questi particolari dell'Italia. Io che non sono uomo del 21, io che sono uomo del 48 e che assistetti per alcuni anni alla reazione - e se non vi assistetti piú, fu perché mi trassero in carcere - io posso appieno sentire ciò che d'acuto è in quelle riflessioni. Se a Milano c'era lo straniero, qui ricordiamo gli sbirri che ingiuriavano tutti impunemente, e tiravano la barba ad uomini i quali non erano plebe, e li costringevano a chinar la faccia.
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