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      Molti uomini di valore che oggi forse sono in alto, allora andavano a sentir messa per piacere a Dio ed a chi faceva della religione un mezzo di governo.
      Codesti particolari, vedeteli ritratti dal poeta. Innanzi a tutto è la disillusione, una malinconia che accompagnata dal disinganno, diviene dolore:
     
      Son questi? È questo il popoloPer cui con affannosa
      Veglia ei cercò il periglio,
      Perse ogni amata cosa?
      È questo il desiderioDell'inquieto esiglio?
      Questo il narrato agli ospitiNobil nel suo patir?
     
      Aveva sempre detto: quel popolo è sventurato, ma nobile, aveva perduto tutto per lui, aveva tanto bramato di tornarvi, e lo trova tanto degenerato!
      Ed ecco una descrizione nella quale piú non v'è niente di muto ed ogni frase è un colpo di pugnale:
     
      Ecco, infra loro il teutonoDominator passeggia;
      Li assal con mano avara;
      Li insidia, li dileggia;
      Ed ei tacenti prostransi,
      Fidi all'infame garaDi chi piú alacre a opprimere
      O chi 'l sia piú a servir.
     
      Quanta vivacitá di colori! E quell'infame come esprime l'ultimo stadio di concitazione del poeta! E segue:
     
      In tante fronti vacueD'ogni viril concetto -
     
      anche questa è forma nuova, una di quelle che sgorgano in momenti d'indignazione -
     
      Chi un pensier può ancor vivoSperar d'antico affetto?
      Chi vorria farvel nascere?
      Chi non averlo a schivoCome il blandir di femmina
      Sul trivio al passeggier?
     
      E si parlava a voce bassa, si guardava attorno per timore di spie: questi atti di vigliaccheria sono resi immortali nei versi che seguono:
     
      Chi dietro un flauto gongola,
      Che di cadenze il pasca,


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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