Molti uomini di valore che oggi forse sono in alto, allora andavano a sentir messa per piacere a Dio ed a chi faceva della religione un mezzo di governo.
Codesti particolari, vedeteli ritratti dal poeta. Innanzi a tutto è la disillusione, una malinconia che accompagnata dal disinganno, diviene dolore:
Son questi? È questo il popoloPer cui con affannosa
Veglia ei cercò il periglio,
Perse ogni amata cosa?
È questo il desiderioDell'inquieto esiglio?
Questo il narrato agli ospitiNobil nel suo patir?
Aveva sempre detto: quel popolo è sventurato, ma nobile, aveva perduto tutto per lui, aveva tanto bramato di tornarvi, e lo trova tanto degenerato!
Ed ecco una descrizione nella quale piú non v'è niente di muto ed ogni frase è un colpo di pugnale:
Ecco, infra loro il teutonoDominator passeggia;
Li assal con mano avara;
Li insidia, li dileggia;
Ed ei tacenti prostransi,
Fidi all'infame garaDi chi piú alacre a opprimere
O chi 'l sia piú a servir.
Quanta vivacitá di colori! E quell'infame come esprime l'ultimo stadio di concitazione del poeta! E segue:
In tante fronti vacueD'ogni viril concetto -
anche questa è forma nuova, una di quelle che sgorgano in momenti d'indignazione -
Chi un pensier può ancor vivoSperar d'antico affetto?
Chi vorria farvel nascere?
Chi non averlo a schivoCome il blandir di femmina
Sul trivio al passeggier?
E si parlava a voce bassa, si guardava attorno per timore di spie: questi atti di vigliaccheria sono resi immortali nei versi che seguono:
Chi dietro un flauto gongola,
Che di cadenze il pasca,
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Dio
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