E chi allibbisce ombrosoD'ogni stormir di frasca;
Come nel buio il pargoloSotto la coltre ascoso.
Se il dí la madre, improvida,
Di spettri a lui parlò!
Sorgono i paragoni di cui prima c'era tanta sobrietá; e che sorriso di sprezzo nel paragonare quella gente a fanciulli paurosi.
E si andava in chiesa per farsene merito innanzi al tiranno: ipocriti picchiapetti si affannavano a farsi scernere dal commissario di polizia. Ciò è detto con riflessioni indimenticabili:
Altri il pusillo spiritoOnesta d'un vel pio;
Piaggia i tiranni umile,
E sen fa bello a Dio.
Come se Dio compiacciasiQuant'è piú l'uom servile;
L'uom sovra cui la nobileImmagin sua stampò!
Vedute le varie forme delle Fantasie, mi direte: che c'è in sostanza? Credo avervi detto tutto. Volete che vi parli ancora di lingua, di stile, di metri? Solo noterò che la lingua qui è nuova, direi quasi creata da lui, mescolata di qualcosa di personale e di corrente di cui niente avevamo prima; - che i metri anche sono nuovi, perché sono le vecchie strofe con rime a distanza, che si trasformano, rotte da accenti tronchi, con poche rime, sí che il tutto, composto di decasillabi, o di endecasillabi, produce un movimento condensato, abbreviato, proprio del pensiero che lavora rapidamente. Quindi c'è del nuovo non solo nel pensiero, ma nella forma. È in fondo l'espressione psicologica diretta, immediata, la quale non esce da una fantasia che lavora astrattamente, per proprio conto o da intelletto separato dal sentimento; ma nasce dal sentimento stesso, cosí forte da ridurre l'immaginazione a strumento per esprimere quella disposizione di animo.
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Dio Dio Fantasie
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