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      Rosmini giá aveva pubblicato le sue opere principali, Gioberti giá rumoreggiava con la sua famosa tesi dell'armonia fra la civiltá e la Chiesa romana. Eco di questo lavorío è l'Arnaldo da Brescia, ultimo lavoro di Niccolini, tragedia che produsse in Italia impressione durevole piú delle altre, perché poneva in rilievo il disagio del paese, roso al di dentro dalla chiesa corrotta, - che passò le Alpi, ebbe cementi e studi anche in Germania, per l'affinitá ch'è fra quel concetto e le idee della scuola protestante tedesca.
      Dopo, finisce quel che si può dire il curriculum vitae, la vita intellettuale vigorosa. Abbiamo diversi articoli, vediamo un uomo che piglia un certo interesse ne' moti politici; un uomo rigido il quale, mentre tutti gridavano: viva Pio IX!, sorrideva incredulo; ma è scomparso quel calore che lo spingeva a scrivere tragedie.
      Questa, se posso usare la parola, è la materialitá della mia critica, - semplice schizzo di quanto ha fatto Niccolini. Non vi attendete certo che vi faccia un esame di lui pigliando ad uno ad uno i suoi quattro volumi. Certo, se in que' volumi trovassi la simpatia e l'ispirazione che mi ha fornite Berchet, gli consacrerei parecchie lezioni. Ma io credo che questo scrittore si possa comprendere in breve, guardandone i lineamenti generali: lascerò a voi di fare la riprova del mio studio esaminando questo o quel lavoro di Niccolini.
      Ogni scrittore di qualche valore ha la sua idea che resta legata alla sua memoria, documento di lode o di biasimo presso i posteri, un'idea che al tempo stesso segna un'epoca.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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