L'idea rimane tradizionale e storica? Al modo stesso come ripiglia il mondo greco e ne fa il suo modello, Niccolini ripiglia l'idea italiana, - capite che parlo sempre del passato d'Italia - la ripiglia senza alterarla e la riproduce come la trova? Oppure essa è vivente, rammodernata?
E come la concepisce il secolo XIX? Giá parlandovi di Gioberti e di Rosmini, vi ho indicato il sentimento del secolo presente, dirimpetto alla Chiesa romana. Non è sentimento antireligioso, non è negazione come nel secolo XVIII; anzi, ciò che move la guerra del secolo nostro contro la Chiesa, direi meglio contro la teocrazia romana, è uno squisito e nuovo sentimento religioso, il quale cerca ricondurre la religione ad una forma piú accessibile al sentire moderno, e piú conforme alla religione ed alla scienza. Appunto perché questa religione ideale, pura, razionale, moderna, ha la sua contraddizione nella Chiesa romana che rappresenta il passato, ne nasce la lotta di tutt'i pensatori moderni contro essa Chiesa, pensatori democratici e moderati, da Manzoni a Mazzini. Manzoni rappresenta un alto ideale religioso, e, senza dirlo apertamente, con la maggiore umiltá, distrugge la realtá che ha intorno. Quando Mazzini combatte la Chiesa romana, è perché ha un'idea piú alta e piú pura della religione.
Or, l'idea di Niccolini è penetrata di questo spirito moderno? Esce dal sentimento moderno? Oppure non è se non ripetizione delle contumelie dantesche e dell'ira di Alfieri? È un prolungamento di Dante e di Alfieri, e, come tutti i prolungamenti, vizioso, una coda inutile?
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