Niente: egli è quasi un soldato, rigidamente ossequioso al suo dovere: chiuso in uno stretto cerchio di amici non ne esce mai. Non abbiam da rimproverarlo per debolezza o per errore, e nemmeno da lodarlo per un atto di virtú straordinaria.
E la vita intellettuale? Siamo nel medesimo caso. C'è quel che si chiama talento naturale, il quale poi si traduce in un'altra parola che a pochi si può riferire, il buon senso, - quel vedere giusto e preciso ancor che non abbiate coltura, ciò che rende amabile anche gli uomini di poca coltura, per esempio Benvenuto Cellini e d'Azeglio. Di questo buon senso niuna traccia in Niccolini. Tutto ciò che dice lo vede astrattamente attraverso preconcetti; ma orma di quel sentir giusto e preciso la veritá che gli è innanzi, nessuna, non nei discorsi o nei versi, e neppure nelle sue iscrizioni, troppo classiche.
Desidero che vi avvezziate un po' a vedere dov'è la vera grandezza.
Oggi sento dire: Manzoni, Berchet, Niccolini, - come se Niccolini fosse alla stessa altezza degli altri due; e quindi conchiudo: il senso critico in Italia è assai basso - . Agli uomini di second'ordine i quali hanno una certa coltura, è propria questa facoltá, che, data un'idea - dico: data - essi la illuminano, la dispongono, la coordinano con altre idee; formano bene giudizi ed argomenti. Qualitá di esecuzione, questa, che si trova in Niccolini come in chiunque ha talento. Non è l'ingegno, perché l'ingegno è appunto in quel data. Non si tratta di trovare e di avere una idea e poi metterla in mostra; si tratta di produrre, di creare voi il mondo che volete rappresentare; non giá di pigliarlo da altri e senza mettervi nulla di vostro, esporlo in forma corretta.
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