Mi direte: ma dov'è il vespro? Dov'è la congiura? Dove sono i congiurati? Che cosa ha prodotto quell'immensa esplosione? Ci avete un canto di poeti siciliani, ci trovate un siciliano che dice: - Giovanni da Procida non è morto, è vivo, è qui, - ma come e perché scoppiano i vespri, non lo sapete.
Nella storia delle congiure trovo che per lo piú un fatto domestico produce un fatto pubblico. Che cosa è il primo Bruto? È un'onta di famiglia che produce la Repubblica romana. E Virginia? Un fatto domestico che produce la caduta dei Decemviri. E Guglielmo Tell? Un fatto domestico che produce la libertá della Svizzera. Non è dunque straordinario che un fatto di famiglia sia nei vespri. Non vi dirò della Lucrezia di Ponsard tanto vantata, ch'è una cucitura di tirades rettoriche, dov'è un Collatino ed un Bruto di convenzione, dove tutto c'è fuorché Roma e il popolo, vero protagonista di quella storia. Ma pigliate il Guglielmo Tell, quella tragedia maravigliosa, dove tutto è Svizzera, tutto è colore locale, dove la congiura non è in un solo ma in tutti, e Tell non è semplice cospiratore, ma espressione del popolo, e quel che vuole lui vogliono tutti. Or bene, nella tragedia del Niccolini non c'è la Sicilia, non c'è l'Italia, non quella commozione delle passioni popolari, quel contrasto fra oppressori ed oppressi che dá l'impulso al movimento. C'è la storia misteriosa di fatti passati, ed è narrata, non rappresentata, e quei fatti a poco a poco vengono innanzi al lettore. Quando mi mettete innanzi l'ospite che rapisce la moglie di chi lo ha ospitato, l'adulterio, ed all'ultimo l'incesto tra fratello e sorella, evidentemente tutto l'interesse è in questi fatti, tutto ciò che muove l'attenzione è nella famiglia; la congiura e la sollevazione è appendice, accessorio.
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