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      Questo, direbbe Niccolini, era il sistema greco, di siffatti misteri erano piene le tragedie greche. Ma presso i greci c'era un mistero permanente di sopra delle passioni umane, c'era il destino, il fato. Il mistero era l'apparizione del mondo divino, di Zeus, come diceva Eschilo, e quindi potete immaginare il terrore segreto che quel mistero doveva produrre negli spettatori. Ma oggi la corda che corrisponde a quel mistero č la curiositá. Cosa sará? dice il lettore. E quale č l'effetto pratico del segreto? Sapete che Tasso volle arieggiare i greci nel Torrismondo, e non riuscí. Č che per giungere a suscitare la curiositá, si sopprimono tutti gli effetti drammatici che nascono dal gioco delle passioni.
      L'individuo poetico allora puň svilupparsi liberamente e determinarsi, quando la situazione rimane chiara. Per ottenere quell'effetto minimo, la curiositá, vale la pena di lasciar sfuggire gli effetti drammatici? All'ultimo, non avete fatto altro che soddisfare la piú umile corda del cuore umano. La curiositá č roba da commedia, dove sta bene che vi sia l'intrigo, l'equivoco, una lettera che deve andare ad uno e capita nelle mani d'un altro, - com'č in questa tragedia. Son piccoli mezzi, mezzi da commedia. Vi volgete ad un sentimento che noi attribuiamo alle femmine, e strozzate tutto il gioco delle passioni. Non essendo svelato il mistero, i personaggi rimangono sospesi ed ineloquenti. E quando quello si scopre, ed č cosa grossa, che possono dire i personaggi se non, come Tancredi, - io moro, ed andarsene; o come Imelda: - io svengo!


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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