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      Ma fu arrestato durante il suo cammino da un crocchio di gente che attorniavano un poveretto steso al suolo. A tal vista Edmondo si avvicinò, e vista la faccia smunta e macilente di quel giovane infelice domandò alla folla che gli era accaduto. È ubbriaco, dicevano gli uni; è uno stratagemma per carpirci qualche soldo; è colto da apoplessia, dicevano gli altri. Derval lo esaminò attentamente, e disse indignato a chi osava ingiuriare il poveretto:
      - Largo, signori, concedetegli un po' di aria; quest'uomo è estenuato dalla fame.
      E siccome nessuno lo soccorreva, rivoltosi a tre giovanetti vicini:
      - Animo, disse loro, aiutatemi a portare questo disgraziato nella vicina osteria; gli faremo ingoiare qualcosa.
      E seguiti dalla folla che benedicevano quel giovane pietoso, entrarono, e deposto l'affamato su una banca, Edmondo domandò una tazza di brodo e un bicchier di vino del più buono. Appena bevuto un sorso di quel brodo vivificante, l'infelice aprì gli occhi, sollevò un po' la testa e compreso cosa eragli accaduto:
      - Grazie, disse ad Edmondo con uno sguardo languido, ma espressivo, Dio ve ne compenserà. - E a lenti sorsi trangugiò il resto della bevanda ristoratrice. Derval gli fece anche portare un bel pezzo di vitello, e raccomandato al suo protetto di mangiare lentamente, chiamò l'oste, gli diede una moneta da 5 lire, dicendogli di pagarsi e di consegnare il resto a quel povero giovane, e tra i ringraziamenti i più sinceri uscì.
      Intanto l'ora del convegno era trascorsa, ed il borsellino s'era impicciolito, ma egli lungi dal rimpiangere la gita perduta, tornò a casa col cuore soddisfatto di avere fatto una buona azione.


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Igiene dei piaceri secondo le età i temperamenti e le stagioni
di Auguste Debay
G. Gnocchi Editore Milano
1886 pagine 97

   





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