Ma la luna di miele, ahimè! troppo presto passò e una completa rivoluzione si palesò nelle abitudini di Horimonte.
Un giorno tra gli altri marito e moglie ebbero un grave diverbio che fece accorrere la fantesca, la quale non potendo aprire l'uscio, essendo questo chiuso al di dentro, stette ad origliare e tutto comprese. Di maniera che dopo potè essere in grado di consolare la sua povera padrona, alla quale voleva molto bene. Questa la pregò di tacere quanto aveva udito. Essa lo promise; ma il giorno dopo tutto il quartiere seppe che il giovane sposo tradiva la moglie e l'abbandonava per correr dietro alle crestaie ed alle donne di mondo, per le quali spendeva e spandeva con una eccessiva prodigalità. E pur troppo era vero. Horimonte dotato d'un ricco temperamento sanguigno, aveva bisogno d'uno sfogo, e, diceva egli, doveva cangiare amore e piaceri per sopportare passabilmente la vita. Aveva speso il resto di quel patrimonio che gli era restato, e per pagare gl'innumerevoli debiti aveva già intaccata la dote della moglie.
Povera Eugenia, ben altre sciagure le sovrastavano!... Tuttavia dopo qualche tempo dacchè conduceva questa vita scapestrata sembrò si cangiasse, e ritornò infatti ad essere il marito affettuoso ed obbediente dei primi mesi. La moglie credula e resa cieca dall'amore, credette a una conversione e dimenticò le sventure trascorse. Poveretta! Questa non era che un'infame commedia. Horimondo aveva bisogno di una di lei firma per poter vendere una casa che formava parte della dote di lei.
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Horimonte Eugenia
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