Per fortuna un grumo di sangue aveva arrestato l'emorragia. Pure ebbe la forza di alzarsi, di lavare il pavimento, di pulirsi i capelli e il viso per nascondere la brutalità di suo marito. Aveva appena finito quando entrò suo padre, che tutto accorato le domandò se era successo qualcosa di grave avendo veduto Horimonte tutto stralunato ed agitato.
Nulla padre mio.
Ma un secondo svenimento sconfessò la risposta. La ferita si riaperse, ed il sangue usci di nuovo. La fantesca corse pel medico, e dieci minuti dopo entrò con esso. Dopo aver fatto rinvenire Eugenia medicò la ferita, ed assicurò il padre sulla poca gravezza di questa, dicendo che dopo un po' di giorni sarebbe stata completamente rimarginata. Andato che fu il medico, il padre volle sapere la causa di quella ferita. Ella cercò di scusarsi dicendo che era caduta accidentalmente; ma il buon genitore, che già sospettava di qualche cosa, insistè cosi amorevolmente che Eugenia tutto gli confessò. Il padre la lodò della sua rassegnazione e ringraziò Iddio di avergli concesso una figlia sì buona, dotata di un carattere così generoso, poscia soggiunse:
Fin troppo, figlia mia, hai sopportato i legami di quell'uomo brutale; ora questi saranno rotti per sempre, e tu vivrai ancora in grembo alla tua famiglia come quando eri zitella.
E infatti il giorno istesso lasciò questa casa testimone di sì acerbi dolori e visse tranquilla vicina ai suoi genitori. Quel po' d'affetto che ancora restavale dell'immenso amore di quello sciagurato ben presto sfumò, e subentrò l'indignazione, ed ebbe la forza, acconsentendo alle preghiere del padre, di domandare una legittima separazione.
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Horimonte Eugenia Eugenia Iddio
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