Da principio erano festini, gite in campagna, pranzi in compagnia di donne prive del pudore. Vennero in seguito le serate, le orgie, alle quali Massimo invitava tutti i suoi compagni libertini e le loro mantenute. Il nostro povero giovane che camminava diritto al precipizio era da tutti adulato, tutti lo riguardavano come il campione della festa, ed egli pur troppo non ismentiva questa asserzione. Ma il patrimonio intanto scemava, e la salute gli si era alterata. A 25 anni, in seguito agli strapazzi ed agli eccessi dei piaceri d'amore, pareva già vecchio. Le sue forze erano esauste, il suo volto era pallido e macilento, gli occhi senza vita, come coperti di un fitto velo; una completa calvizie denotava una precoce caducità.
Ben se ne avvide Massimo, se ne avvilì, ed ebbe abbastanza intelligenza per comprendere che la sua vita sarebbe oramai perduta. Per cui decise di finirla in mezzo ai più folli piaceri.
E così fu.... Pochi giorni dopo diede una festa sontuosa, alla quale invitò tanti amici e prostitute quanti ne poteva capire la sala. Questa era tutta messa a nuovo, tutta dorata ed illuminata da mille candele. I fiori più rari esalavano un odore delicato e soave, tutto invitava all'orgia. Il banchetto incominciò. Lascio al signor lettore immaginarne la descrizione, che mi ripugna il farla. Fu un vero inferno: uomini e donne, assaporati i cibi più succosi ed irritanti, e accesi da vini ed a liquori alcoolici, si abbandonarono, ebbri, ai più ributtanti piaceri, e al pari dei bruti, quando le loro forze furono esauste, s'addormentarono sul pavimento, gli uni addosso agli altri, seminudi e nelle posizioni più schifose.
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Massimo Massimo
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