Pei vecchi settuagenari l'abitudine è divenuta una necessità, una propensione irresistibile della loro esistenza che bisogna guardarsi bene dal contrastare, perchè ne potrebbe derivare uno sconcerto nel debole organismo dell'individuo. Nei vecchi le abitudini si verificano su tutte le cose e su tutte le circostanze della vita. Inutile è l'enumerare tutte le occupazioni, gli svaghi dei quali un vecchio può formarsi un'abitudine. Diverse sono a seconda del suo grado, della sua posizione sociale. Così può riscontrarsi l'abitudine di alzarsi e coricarsi ad una data ora, di fare quella data passeggiata, quella tale visita, di frequentare una conversazione, un caffè, ecc.; abitudini che se gli sono contrariate, il vecchio diventa irascibile, si inquieta e si attrista. E infatti è evidente. Il poveretto a quest'età, non potendo gustare certi piaceri, non potendo avere altri svaghi, si attacca vivamente a questi ultimi passatempi che gli rimangono per non restare solo e non lasciarsi sopraffare dalla noia.
La noia infatti è uno dei principali nemici della nostra salute. La noia colpisce il nostro fisico e il nostro morale. Essa ci abbatte e ci annichilisce rendendoci incapaci di operare con saggia energia. Ciò che mantiene viva ed animata la vita nostra è la speranza di raggiungere un fine che abbiamo concepito. Se questa speranza per varii motivi viene a cessare, cessa anche lo stimolo, l'eccitante della vita, la noia sopravviene e l'uomo da questa assalito più non vive, ma vegeta.
Se la noia è mortale per un giovane, lascio immaginare al lettore quanto funesta sia per un vecchio la cerchia delle cui distrazioni è sì ristretta.
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